a cura di E. Pisicchio

(video multimediale disponibile su: www.sexmuseum.eu)

We are everywhere!” (slogan dei manifestanti durante i Moti di Stonewall del 1969)

LGBT-Q (acronimo di Lesbian, gay, bisexual, trasgender) conosciuto anche come movimento di liberazione omosessuale, è il nome collettivo attribuito alla serie di gruppi, organizzazioni e associazioni accomunati dal progetto di cambiamento della condizione sociale, culturale, umana, giuridica e politica delle persone omosessualibisessuali e transessuali.

QUEER= persona che a livello sessuale, etnico e sociologico non vuole rientrare in nessuna delle definizioni.

Il movimento omosessuale contemporaneo nasce negli anni sessanta del XX secolo negli Stati Uniti d’America (dai cosìddetti Moti di Stonewall).

IL PRIMO GRUPPO: WHK – 1987

Nel 1897 il sessuologo tedesco Magnus Hirschfeld, fondò a Berlino il comitato scientifico-umanitario (Wissenschaftlich-humanitäres Komitee)  o WHK, considerato il primo gruppo organizzato della storia del movimento omosessuale. Hirschfeld aveva approfondito la teoria del terzo sesso elaborata nella seconda metà del XIX secolo dal giurista K.H. Ulrichs, il quale per primo aveva descritto i differenti orientamenti sessuali coniandoli con termini come Urning (gay), Urninds (lesbica), Uranodionings (bisessuale) e Zwitter (ermafrodito). Il WHK aveva come scopo principale la mobilitazione dell’opinione pubblica contro il paragrafo 175 – un articolo del cod. penale tedesco (in vigore dal  1871 al 1994) che considerava un crimine i rapporti sessuali tra uomini – e che puniva con la reclusione l’omosessualità. Il WHK aveva sedi in 25 città tedesche, austriache e olandesi. Riuscì a raccogliere oltre 5000 firme per abolire il paragrafo 175 tra i più importanti intellettuali residenti in Germania dell’epoca. (Tra i firmatari, Albert EinsteinHermann HesseThomas MannRainer Maria Rilke e Lev Tolstoj).

Magnus Hirschfeld

SECONDA GUERRA MONDIALE – RUSSIA: da sempre contro l’omosessualità

Durante la Seconda guerra mondiale, gli omosessuali furono vittime della persecuzione nazista, identificati con un triangolo rosa cucito sul petto. Contemporaneamente, in Russia, nel 1934, per intervento di Stalin, viene inserito all’interno del cod. penale, l’art.121 che vietava espressamente l’omosessualità maschile in tutta l’Unione Sovietica, con pene per i trasgressori che potevano arrivare fino a cinque anni di lavori forzati; non vi erano invece leggi penali in materia di lesbismo. Nel 1984 un gruppo di uomini gay russi si riunì nel tentativo di formare un’organizzazione ufficiale per i diritti LGBT, ma ottennero solo d’esser rapidamente arrestati dal KGB. L’omosessualità in Russia è stata a lungo un tabù e oggetto di persecuzione. Nel 2015 la Russia si oppone al il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso.

IL MOVIMENTO OMOFILO

Nel corso della seconda guerra mondiale tutte le speranze del movimento omosessuale furono ovviamente annientate. Subito dopo la fine del conflitto, iniziarono una serie di iniziative e nacquero dei gruppi costituiti, per la prima volta, da omosessuali dichiarati, che avevano come scopo fondamentale la depatologizzazione dell’omosessualità. Il movimento, in questa fase, viene comunemente indicato come “Movimento omofilo” perchè si trattava di gruppi “moderati” che chiedevano l’integrazione degli “omofili” nella società così come essa era. In Francia nacque Arcadie, gruppo costituito da intellettuali che pubblicava anche una rivista; Nel Regno Unito venne fondata la Homosexual Law Reform Society; Negli Stati Uniti nacquero la Mattachine Society a New York e la Daughters of Bilitis a San Francisco, quest’ultima prima associazione di sole donne lesbiche.

NASCITA DEL MOVIMENTO OMOSESSUALE 1969

La nascita del movimento omosessuale ha una data di inizio ben precisa: il 28 giugno 1969. Negli anni ’60 lo Stonewall Inn era un malfamato locale notturno nel Greenwich Village di Manhattan, in cui si esibivano alcune drag queen. Era gestito da un uomo della mafia, che foraggiava regolarmente la polizia affinché chiudesse un occhio sull’attività illegale che vi si svolgeva: la somministrazione di bevande alcoliche agli omosessuali. Esisteva infatti all’epoca, a New York, un regolamento comunale che lo vietava; perché? Al fine di evitare proprio ciò che accadeva allo Stonewall: un luogo di aggregazione per giovani omosessuali squattrinati, che non potevano certo permettersi locali discreti e raffinati del centro. Alla fine degli anni ’60 si classificava ancora l’omosessualità come un disturbo mentale: l’atto sessuale omosessuale, anche in case private, era punibile con forti ammende e carcere in tutti gli Stati Uniti.

Il  28 GIUGNO 1969, nelle prime ore del mattino la polizia fece allo Stonewall Inn una retata di troppo: all’ennesimo tentativo di disperdere i clienti, questi si ribellarono, causarono gravi danni alle cose, scatenando quelli che sono passati alla storia come i Moti di Stonewall.  La folla ricomparve la notte successiva. Le schermaglie tra rivoltosi e polizia proseguirono fino alle 4 del mattino. Il terzo giorno di rivolta si svolse cinque giorni dopo la retata. La rabbia per la modalità con cui la polizia aveva trattato i gay nei decenni precedenti, affiorò. La data del 28 giugno è stata da allora scelta dal movimento LGBT come data della Giornata Mondiale dell’orgoglio di sé.

Simbolo della rivolta di Stonewall divenne Sylvia Rivera, la ragazza transgender che, a quanto sembra, per prima si ribellò gettando una bottiglia contro la polizia. Ma se nel 1969 i bar gay erano legali, perché ci fu l’irruzione allo Stonewall? Lo storico gay statunitense, John D’Emilio, fa notare che la città era nel mezzo di una campagna per l’elezione del sindaco e John Lindsay, che aveva perso le primarie del suo partito, aveva motivo di chiedere un repulisti dei bar della città. Lo Stonewall Inn forniva pretesti per un intervento della polizia. Operava senza licenza per i liquori, aveva legami con il crimine organizzato.

Sylvia Rivera

DOPO STONEWALL

Dopo Stonewall, cambiò profondamente la storia del movimento omosessuale. Iniziò una fase militante, con la nascita di associazioni che muovevano rivendicazioni chiare in modo manifesto. Il simbolo del movimento di liberazione omosessuale divenne la Gay Pride parade, che cominciò a tenersi nelle varie città degli Stati Uniti e poi del mondo nella data dei moti di Stonewall, il 28 giugno. La provocazione divenne uno strumento attraverso cui scuotere l’opinione pubblica e rivendicare il diritto alla felicità.

Stonewall 2019

Dalla fine degli anni novanta l’attenzione del movimento gay si concentra, in tutti i paesi del mondo, sulla rivendicazione di diritti quali il riconoscimento civile delle coppie omosessuali e l’adozione per i gay. La lotta inizia negli Stati Uniti ove fu decisivo il rigetto della Proposition 6, che avrebbe permesso il licenziamento degli insegnanti dichiaratamente gay in base alla loro identità sessuale. Di fatto bisognerà aspettare la seconda metà degli anni novanta perché si inizi a parlare di unioni civili per i gay, con la creazione dell’associazione Human Rights Campaign (HRC).

HARVEY BERNARD MILK

Milk, il primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay fu eletto consigliere comunale nel 1977. In undici mesi da supervisor, si batté in difesa di una legge per i diritti dei gay per la città. Fu decisivo nel rigetto della Proposition 6.

Harvey Milk

Milk fu assassinato, nel 1978,  all’interno del Municipio insieme al sindaco di San Francisco, George Moscone, dall’ex consigliere comunale Dan White: quest’ultimo aveva rassegnato le dimissioni pochi giorni prima, a seguito dell’entrata in vigore della proposta di legge sui diritti dei gay, cui si era opposto, e sperava di essere riconfermato dal sindaco; White entrò in municipio e  dopo essersi fatto strada fino all’ufficio del Sindaco cercò di convincerlo a riconfermarlo. Non riuscendoci gli sparò ripetutamente. Successivamente nella parte opposta dell’edificio, invitò Milk e gli sparò tre colpi di pistola, uno alla mano destra e due al petto. La sera dell’omicidio dal quartiere di Castro a San Francisco partì un corteo spontaneo di oltre 30.000 persone a lume di candela in memoria del consigliere Harvey Milk e del sindaco George Moscone. White fu riconosciuto colpevole di omicidio volontario, con l’attenuante della seminfermità mentale, e condannato a sette anni e otto mesi di prigione. Dopo la sentenza, la comunità gay si scatenò, inferocita, nelle sommosse notturne contro White dette White Night Riots, in cui più di 160 persone finirono in ospedale. Dopo la scarcerazione nel 1984, White scontò un anno di libertà vigilata, si suicidò nel 1985 nel garage della casa di sua moglie, a S. Francisco, asfissiandosi coi gas di scarico.

1980: L’AIDS E LA LOTTA CONTRO IL PREGIUDIZIO

Negli anni ottanta il percorso di liberazione dovette fare i conti con l’epidemia dell’AIDS. La data ufficiale che segnò l’inizio dell’epidemia fu il 5 giugno 1981, quando il centro per il monitoraggio e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti identificò un’epidemia dovuta al virus dell’HIV in cinque uomini gay di Los Angeles. Le autorità sanitarie si accorsero ben presto che non v’era alcuna prova di un legame tra l’omosessualità e la trasmissione del virus: quasi metà dei soggetti colpiti dalla malattia non era omosessuale; in seguito, gli studi accertarono che il virus si trasmetteva perlopiù attraverso i rapporti sessuali e che l’iniziale maggiore diffusione nella comunità omosessuale era dovuto al minor uso di precauzioni. Nell’opinione pubblica, tuttavia, si diffuse l’opinione che l’AIDS fosse correlato all’omosessualità; ciò, anche per effetto della propaganda di alcune Chiese, soprattutto negli Stati Uniti, che diffusero la convinzione che la malattia fosse una “punizione di Dio” verso i gay. Ad alimentare questa idea contribuì la morte per Aids di diversi esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo notoriamente omosessuali. Tutte le principali associazioni diedero vita a campagne che allo stesso tempo puntavano a promuovere l’uso del preservativo e combattere la falsa credenza che il virus colpisse solo gli omosessuali. In Italia, i primi casi di AIDS iniziarono a registrarsi nel 1985; solo nel 1988 fu emanata una direttiva del Ministero della Sanità che prevedeva il controllo delle sacche di sangue per la trasfusione, e nello stesso anno viene commissionata dal Ministero la prima campagna sull’AIDS.

IL CASO MATTHEW SHEPARD

Alla fine degli anni ’90, un altro fatto di cronaca accentra l’attenzione degli USA sul problema della creazione di leggi a tutela degli omosessuali. Matthew Shepard, un ventunenne gay, viene ucciso da due ragazzi in una località vicino a Laramie, Wyoming, la notte tra il 6 ottobre e il 7 ottobre 1998. Vennero arrestati due ragazzi, che confessarono l’omicidio. La strategia della difesa dei due fece molto scalpore, appellandosi al cosiddetto gay panic, ossia il panico di un eterosessuale nel ricevere attenzioni da un omosessuale, come attenuante da tenere in considerazione. Al processo, che portò alla condanna di due ragazzi a due ergastoli senza possibilità di riduzione della pena, e ai funerali di Shepard un gruppo di oppositori omofobi, capeggiati dal pastore della Chiesa Battista Fred Phelps, protestarono con cartelli e slogan con scritte come «Matt Shepard marcisce all’inferno»«L’Aids uccide i finocchi morti» e «Dio odia i froci». Il fatto, e soprattutto le violente posizioni emerse nella società contro gli omosessuali, scossero l’opinione pubblica. Coretta Scott King, vedova di Martin Luther King, scrisse a Judy Shepard, madre del ragazzo ucciso, esprimendo il proprio cordoglio e la speranza che i diritti civili includessero, in futuro, i diritti di gay e lesbiche.

GLI ANNI 2000 E LA LOTTA PER I DIRITTI CIVILI

Nel 2007, in seguito ad alcune dichiarazioni di autorità polacche contro la comunità LGBT, l’Unione europea ha istituito ufficialmente la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia sul suo territorio. Con l’avvento del 2000, i governi di diversi paesi del mondo iniziano a porsi il problema del riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali. Precorritrice nel regolamentare le unioni omosessuali è stata la Danimarca, nel 1989. Hanno successivamente riconosciuto attraverso il matrimonio o altri istituti giuridici le coppie omosessuali: Svezia (1994), Francia (1999, PACS), Paesi Bassi (2001), Germania (2001), Finlandia (2002), Belgio (2003), Croazia (2003), Spagna (2005), Irlanda (2005), Regno Unito (2005), Slovenia (2005), Repubblica Ceca (2006), Norvegia (2008), Portogallo (2010), Islanda (2010),  Grecia (2015) e ultima – nel 2016 – l’Italia .

Negli Stati Uniti, l’accesso al matrimonio è competenza tradizionalmente delegata ai singoli Stati. Attualmente, riconoscono le unioni omosessuali 14 stati. Nel maggio 2012 Barack Obama diventa il primo Presidente degli Stati Uniti in carica a prendere ufficialmente posizione a favore del matrimonio per le coppie omosessuali.

IN ITALIA: riconoscimenti in ritardo

Le prime associazioni LGBT iniziarono a nascere nel dopoguerra, ma soltanto dopo che la Democrazia Cristiana perse gran parte del suo potere. Essa, infatti, aveva da sempre tentato di bloccare qualsiasi tentativo di associazionismo omosessuale, come ad esempio la creazione della prima rivista omosessuale “Tages” di Bernardino Del Broca. L’Italia è attualmente l’unico tra i paesi fondatori dell’Unione europea a non riconoscere il matrimonio tra persone omosessuali, mentre nel maggio 2016 il Parlamento ha approvato in via definitiva una legge che riconosce le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il primo tentativo di introduzione di una forma di regolamentazione delle coppie omosessuali è avvenuta in Italia nel 2007, con i cosiddetti DICO (Diritti e doveri delle coppie di conviventi), per iniziativa dell’allora Ministro per le pari opportunità Barbara Pollastrini. L’opposizione delle gerarchie ecclesiastiche, congiuntamente con il non accordo di forze della stessa maggioranza, fecero però cadere il disegno di legge.  Le unioni civili tra persone dello stesso sesso vengono definitivamente introdotte nel 2016 con la cosiddetta legge Cirinnà, dal nome della deputata del Pd e prima firmataria Monica Cirinnà. 

L’adozione da parte di coppie dello stesso sesso è legale in: Regno UnitoSpagnaSveziaBelgioPaesi BassiIslandaIsraele e Francia. Germania, Norvegia, Danimarca e Finlandia permettono la “adozione del figliastro”, cioè permette ai partner di una unione civile di adottare i figli naturali (o adottati) che la/il partner avesse avuto da precedente matrimonio o unione. In Irlanda i single, sia omosessuali che eterosessuali, possono richiedere l’adozione.

IL MOVIMENTO LGBT IN ITALIA

ALDO MIELI: Il primo vero tentativo di creare un movimento di liberazione omosessuale anche in Italia, sull’esempio di quello tedesco, fu compiuto da Aldo Mieli (1879-1950), che era in corrispondenza con Magnus Hirschfeld e fu non a caso il solo delegato italiano presente al primo Congresso mondiale sulla libertà sessuale tenutosi in Germania dopo la prima guerra mondiale. I tempi non erano però favorevoli al progetto di Aldo Mieli, dato che la sua attività ebbe inizio, con la fondazione del periodico “Rassegna di studi sessuali”, nello stesso anno della Marcia su Roma, nel 1922. Dopo aver cercato invano per qualche anno di portare avanti la sua battaglia senza entrare nel mirino del regime fascista, Mieli, che era anche antifascista ed ebreo, abbandonò il progetto e si rifugiò in Francia, nel 1926.

BERNARDINO DEL BOCA: Intellettuale e scrittore, punto di riferimento del movimento omofilo, a Del Boca (1919 – 2001) si deve la creazione della prima rubrica omosessuale in Italia, Sesso e Libertà, su un periodico pubblicato dall’anarchico milanese Pepe Diaz. Più tardi, tenterà senza successo di fondare una rivista, sull’esempio della Der Kreis svizzera, che avrebbe dovuto chiamarsi Tages. La creazione fu però impedita dalla dirigenza della DC da poco salita al potere. Collaboratore della rivista gay francese Futur, scrittore di talento riconosciuto, subì la censura delle istituzioni.

LE ASSOCIAZIONI

Nell’immediato dopoguerra, il primo gruppo gay nato in Italia fu fondato da Massimo Consoli nel 1963 con il nome ROMA-1 (Rivolta Omosessuale Maschi Anarchici). Nel gennaio 1972 l’associazione ROMA-1 cambia nome, diventando per un breve periodo Fronte Nazionale di Liberazione Omosessuale, quindi Rivolta Omosessuale. Nel maggio del 1973 Consoli dà vita al CIDAMS (Centro Italiano per la Documentazione delle Attività delle Minoranze Sociali). Da questa esperienza di tipo sociologico, prenderanno le mosse iniziative di vario tipo: dal TIPCCO (Tribunale internazionale permanente per i crimini contro l’omosessualità) al premio Triangolo rosa che dopo l’uccisione di Pier Paolo Pasolini (2 novembre 1975) prenderà il nome del poeta. Tra le iniziative dell’associazione, che resterà attiva fino al maggio del 1978, quella di aver aperto ufficialmente nel Pci la cosiddetta “questione omosessuale”. Avvenne con una manifestazione sotto la sede del partito il 30 ottobre del 1976 che aprì le celebrazioni commemorative in onore di Pier Paolo Pasolini a un anno dal suo assassinio. Fuori! (o F.U.O.R. I. acronimo per Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), fondato nel 1971 da Angelo Pezzana, fu una delle prime associazioni gay in Italia. L’associazione, che aveva la sua sede principale a Torino, fondò presto (nel 1972) anche un suo giornale che portava lo stesso nome. La rottura con tutto quel che c’era stato fino a quel momento era netta e totale. La rivista viene pubblicata fino al 1982. Nel novembre 1974 il Fuori! aderisce come tale al Partito Radicale, rinunciando all’idea di essere associazione di tutti gli omosessuali italiani per divenire un’associazione di omosessuali che si riconoscono nel Partito Radicale e nelle sue battaglie di libertà ed emancipazione. Mario Mieli in polemica con questa scelta, abbandona l’associazione. Nel 1976, per la prima volta, cittadini dichiaratamente omosessuali saranno candidati per il Partito Radicale. Il Fuori! si è ufficialmente sciolto nel 1982.

IL DELITTO DI GIARRE – LA NASCITA DI ARCIGAY

Il 31 ottobre 1980 a Giarre, avviene un fatto di cronaca nera che diventerà fondamentale per il movimento omosessuale italiano e porterà alla fondazione della prima branca di un circolo Arci esplicitamente dedicata alla realtà gay. Due ragazzi, Giorgio Giammona, 25 anni, e Antonio Galatola, 15 anni, vengono trovati morti, mano nella mano, uccisi con un colpo di pistola alla testa. Tutti conoscevano i due ragazzi, che nel paese venivano chiamati “‘i ziti” (i fidanzati), e che due settimane prima erano spariti da casa. A tutti apparve subito chiaro che i due erano vittime del pregiudizio omofobo. Nonostante non si sia mai arrivati all’individuazione di un colpevole, tutte le piste portarono a pensare che i due fossero stati uccisi dal nipote di Toni, allora tredicenne, su incarico delle famiglie e, sembra, con il benestare dei due ragazzi, convinti che non avrebbero mai potuto vivere serenamente. Il caso salì all’attenzione della stampa nazionale e per la prima volta l’opinione pubblica italiana dovette riconoscere l’esistenza di un problema di discriminazione contro gli omosessuali.  Il delitto di Giarre mise di fatto il seme per la nascita del movimento omosessuale italiano contemporaneo. Di lì a poco, a Bologna, per la prima volta ci fu un riconoscimento ufficiale di un gruppo gay da parte delle istituzioni con la concessione da parte del Comune di una sede all’associazione Il Cassero, che porrà le basi per la nascita di Arcigay.

IL MOVIMENTO GAY E LA CHIESA CATTOLICA

Il movimento omosessuale italiano si è confrontato dall’inizio con le posizioni espresse contro l’omosessualità dalla Chiesa cattolica apostolica romana in maniera molto più aspra di quanto non sia avvenuto negli altri paesi occidentali.  Durante il pontificato di Giovanni Paolo II, la Chiesa esprime che “l’omosessualità costituisce una tendenza verso un comportamento intrinsecamente cattivo sotto il profilo morale”. Il 13 gennaio 1998 Alfredo Ormando, scrittore omosessuale con un passato in seminario, si cosparge di benzina e si dà fuoco in piazza San Pietro a Roma, per protesta contro l’omofobia della Chiesa. Ormando muore pochi giorni dopo in ospedale. Aveva consegnato una lettera alla sala stampa del Vaticano poco prima, inviandola anche all’ANSA, che la rese pubblica. Nella lettera, Ormando scriveva ad un amico:

«È una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia.»

Nel 2000, in occasione del World Pride di Roma, il papa condannò apertamente la manifestazione dalla finestra di Piazza San Pietro.

Commemorazione di Alfredo Ormando di fronte piazza S. Pietro nel gennaio 2001
Franco Grillini e Imma Battaglia

LE ASSOCIAZIONI OGGI

Il 3 marzo 1985, all’assemblea di Bologna dei circoli arcigay, questi decisero di unirsi in un’associazione nazionale, assumendo il nome di ArciGay. Il primo presidente dell’associazione fu Beppe Ramina, e segretario fu eletto Franco Grillini. Bologna fu scelta anche come sede nazionale dell’associazione. Arcilesbica nasce nel dicembre 1996 dalla separazione di ArciGay in due distinti soggetti, autonomi ma federati, ed è costituita e composta esclusivamente da donne. Ha lo scopo specifico di occuparsi della discriminazione nei confronti delle donne omosessuali, pur occupandosi anche, ovviamente, della discriminazione basata sull’orientamento sessuale in genere. L’associazione fa propria, inoltre, la lotta femminista per il raggiungimento della totale parità tra i sessi.

Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e altri

Il Circolo nasce nel 1983, l’anno della morte di Mario Mieli, dalla fusione delle associazioni ‘Fuori’ e ‘Collettivo Narciso’.  Dal 1989 offre un servizio di assistenza domiciliare per persone malate di AIDS, formato da uno staff di operatori, psicologi e assistenti sociali. Inoltre offre servizi di consulenza psicologica, assistenza legale, counseling telefonico, gruppi di auto-aiuto per persone sieropositive. Numerosi negli anni i gruppi e le associazioni promotrici di attività culturali, politiche e istituzionali legate al mondo LGBT. Tra le altre, Agedo (Associazione dei genitori di omosessuali), il MIT (Movimento identità trans), Azione Trans con sede a Roma, il Cassero a Bologna, Azione gay e lesbica a Firenze, DGP – Dì Gay Project a Roma (nato per iniziativa di Imma Battaglia dopo il suo abbandono del Circolo Mario Mieli), GayLib (associazione dei gay di destra) , Il Triangolo Silenzioso (associazione degli omosessuali non udenti).

IL MOVIMENTO TRANSESSUALE : 1979

La realtà transessuale in Italia era conosciuta già negli anni cinquanta. Nel mondo del cinema e dello spettacolo erano diversi gli artisti che si distinguevano con ruoli transgender, il più famoso fu Dominot (pseudonimo di Antonio Iacono – ATTORE) Contemporaneamente si fa strada in teatro la cantante transgender Giorgia O’Brien (prima diva trasgender degli anni 80-90 dotata di una voce ermafrodita che gli permise di esibirsi sia come soprano che come baritono.)

Nel 1968 Romina Cecconi, detta “la Romanina”, prima transessuale operata in Italia, viene inviata al confino in un paesino del Foggiano, Volturino, perché considerata socialmente pericolosa. I transessuali vivono una realtà in cui non hanno nessuna possibilità di trovare lavoro e condurre una vita serena. La figura della transessuale viene comunemente associata nei mass media e nella cultura popolare italiana agli ambienti della prostituzione.

ll movimento transessuale – denominato MIT (Mov identità transessuale) nasce ufficialmente nel 1979, quando in un’affollata piscina comunale di Milano alcune transessuali inscenano una clamorosa protesta togliendosi il reggiseno. Nel 1982 portarono all’approvazione della Legge 164. (Il cambiamento della identità di genere e del nome a prescindere dalla sottoposizione ad intervento chirurgico demolitivo – ricostruttivo da parte di persona affetta da transessualismo e da persona transgenere). Inizia la battaglia per il diritto alla vita dei transessuali. Nel 1982, grazie anche all’interessamento del Partito Radicale, in Italia viene approvata la legge che permette la riassegnazione chirurgica del sesso a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Nel 1995 Marcella Di Folco viene eletta Presidente del MIT, e nel 1997 Nasce l’O. N. I.G. (Osservatorio Nazionale Identità di Genere). Nello stesso anno la Di Folco, eletta consigliere comunale di Bologna, è la prima persona al mondo sottopostasi all’operazione di cambio del sesso ad ottenere una carica pubblica. Nel 2006, c’è stata l’elezione della prima persona transessuale in un Parlamento in Europa, Vladimir Luxuria.

Einar Mogens Andreas Wegener : la prima persona nella storia a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale.

Meglio conosciuta come Lili Elbe, di origine danese, nata biologicamente uomo è stata la prima persona nella storia a sottoporsi a un intervento chirurgico di riassegnazione sessuale e a essere identificata come donna transessuale.

Einar Wegener, nasce il 28 dicembre 1882 a Vejle, in Danimarca. All’età di 22 anni sposa Gerda Wegener, di quattro anni più piccola di lui, incontrata all’Accademia delle Belle Arti di Copenhagen. Entrambi pittori, lui si specializza in dipinti di paesaggi, raggiungendo gran fama nel proprio paese, mentre lei svolge il lavoro di illustratrice e disegnatrice. A differenza della moglie, Einar era una persona riservata e tendeva ad evitare le feste a cui veniva invitato, preferendo rimanere in casa a lavorare alle sue opere; caratteristiche di Einar erano una spiccata sensibilità e l’interesse per l’abbigliamento femminile. Einar e Gerda viaggiarono in tutta Europa, stabilendosi a Parigi nel 1912. Nella capitale francese, Einar ebbe modo di vivere apertamente la sua sessualità, vestendosi da donna e presentandosi come “Lili Elbe, la cugina di Einer”. Diventata per tutti Lili, dagli anni dal 1920 in poi iniziò a fare da modella e musa per i dipinti di Gerda, indossando abiti femminili. Tornati in Danimarca, intorno al 1930, Lili capisce che il solo travestirsi da donna non era abbastanza. In realtà in un primo momento cercò anche di reprimere questa sua pulsione, contattando molti psicologie e medici che però, quasi sempre, finivano col diagnosticare malattie psichiatriche come la schizofrenia o sottoponendolo perfino a cure anti-devianza. Alla fine Lili si affida al sessuologo berlinese Magnus Hirschfeld e decide di intraprendere cinque operazioni rischiose e mai provate prima, al fine di cambiare sesso e poter diventare anche madre. Si sottopose in tutto a cinque operazioni: il primo intervento fu la rimozione dei testicoli. La seconda operazione consistette nella rimozione del pene (penectomia) e la terza nel trapianto delle ovaie (poi rigettate); la quinta operazione fu il trapianto dell’utero, per poter consentire a Lili, allora quasi cinquantenne, di poter diventare madre. Nell’ottobre del 1930 l’allora attuale re di Danimarca, Cristiano Xriesce ad invalidare il matrimonio con Gerda ed a far ottenere all’artista un passaporto nuovo col nome di Lili Elbe e il riconoscimento legale del cambio di sesso. Purtroppo però, a tre mesi dalla sua ultima operazione, Lili Elbe muore per complicazioni: si pensa che la causa sia stata il rigetto dell’utero.­­­­­­­ Lili Elbe è stata la prima persona a tentare la via chirurgica per cambiare il proprio sesso ed essere legalmente riconosciuta come donna: ancora oggi, dopo quasi 100 anni, è uno dei simboli per la comunità LGBT.

LEA T.: Una delle donne nate uomo più celebre è la brasiliana Lea T., nata Leandro Cerezo nel 1981, ma questo dettaglio non le ha impedito di diventare uno dei modelli transessuali più famosi nel settore della moda. Lea è stata chiamata la musa della casa di alta moda Givenchy. E’ la figlia dell’ex campione brasiliano Toninho, che in Italia ha giocato (e vinto) con le maglie di Roma e Sampdoria. Ha iniziato come modello maschile, poi a 25 anni ha deciso di cambiare sesso ed oggi è uno dei nomi più altisonanti della moda mondiale.

Lea T.